“Il dolce domani”, Russell Banks
Quattro personaggi in prima persona raccontano un terribile incidente nel quale perdono la vita quattordici bambini su uno scuolabus. Apre e chiude il romanzo l’autista di quel bus: Dolores Driscoll.
Lungo le pagine del romanzo ci si aspetta di scoprire il responsabile di questa tragedia: l’alta velocità, una distrazione, un guardrail non a norma, la presenza di una cava abbandonata allagata sotto la scarpata e non protetta a dovere… Ma più si va avanti nella lettura e più scopriamo che il centro di questo romanzo sta nella perdita dei bambini nella nostra società. E più che l’elaborazione del lutto per la conquista di una pace interiore, viene raccontata una possibile via d’uscita, che è soltanto per una persona ma allo stesso modo per la comunità nel suo complesso.
Anche l’avvocato, Mitchell Stephens, che cercherà di intentare causa all’amministrazione per ottenere dei risarcimenti per le famiglie, vive una perdita personale: quella della figlia tossicodipendente che come anima persa ogni tanto riappare per chiedere al padre il denaro per continuare a morire.
Una ragazza di quattordici anni, Nichole Burnell, sopravvissuta alla tragedia ma costretta sulla sedia a rotelle metterà fine alla voglia di un risarcimento che aveva scosso il paese e provocato divisioni, e che non avrebbe mai potuto lenire il dolore di una perdita così grande. Testimonierà, mentendo, che il bus andava oltre il limite di velocità, riportando tutto a un fatale incidente.
Ma anche qui, questa decisione deriva da un grande segreto che si portava dentro: dagli abusi subiti dal padre e dalla voglia di guidare la sua famiglia in un nuovo domani, donandole di nuovo unità. Con la forza che quell’incidente le aveva dato riusciva ora a non avere più paura, anzi era in grado lei stessa di stabilire una direzione di marcia. E anche per la comunità, la sua presenza di sopravvissuta diventava segno di pace e speranza per tutti.
Il senso della perdita dei bambini è più di tutti nel capitolo dell’avvocato, la cui presenza funge da catalizzatore per i residenti della città, spingendoli a confrontarsi con la propria colpa, i segreti e le emozioni represse:
“Nel corso della mia vita è successo qualcosa di terribile che ci ha portato via i bambini. Non so se è stata la guerra del Vietnam, o la colonizzazione sessuale dei ragazzi da parte dell’industria, o la droga, o la Tv, o il divorzio, o cosa diavolo è stato; non so quali sono le cause e quali gli effetti; ma i bambini non ci sono più, questo è chiaro. Tanto che cercare di proteggerli è poco più di un elaborato esercizio per negare l’evidenza. I fanatici religiosi e i super patrioti, loro cercano di proteggere i propri figli trasformandoli in schizofrenici; gli episcopali e gli ebrei osservanti li abbandonano con riconoscenza nei collegi e poi divorziano per poter andare a letto senza peccato; la classe media afferra tutte le cose che può comprare e poi le regala, come dolci avvelenati ad Halloween; e nel frattempo i neri dei ghetti e i bianchi poveri delle campagne vendono l’anima per il desiderio di ciò che sta uccidendo i figli degli altri e si domandano perché i loro fumano crack. È troppo tardi; loro non ci sono più, e siamo rimasti noi”
“Il Dolce domani” è un romanzo potente ed emotivamente toccante che si addentra profondamente nella psiche umana, esplorando le conseguenze di un evento tragico e i modi in cui le persone lo affrontano, cercando la redenzione. La maestria narrativa di Russell Banks e la sua capacità di creare personaggi complessi rendono questo libro una lettura avvincente e stimolante.
Non c’è una risposta sulla responsabilità di quella tragedia, ma anche l’autista che si è vista addossare la colpa, la accetta come una liberazione che pone fine ai suoi tormenti. Un punto da cui ripartire.
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