Pelé non è morto
Chi è stato il più forte: Maradona o Pelé? Quante volte abbiamo ripetuto e risposto a questa domanda noi amanti e tifosi di calcio? Almeno noi di una certa età fin da quando eravamo bambini, perché pochi anni dopo che O Rei smise di giocare, cominciava a brillare la stella del numero 10 argentino. Io, per esempio, sono nato 3 settimane dopo l’acuto finale di Pelé, in quel Brasile-Italia che assegnò definitivamente la coppa Rimet. E come fanno i campioni, proprio un suo gol – con una elevazione di una durata e altezza infinita – diede il via al trionfo brasiliano.
Ma neanche il tempo di capire che cos’era un pallone e lui aveva già smesso, andando a finire la carriera in America, la meta di tanti calciatori di quel periodo che tentavano di monetizzare il più possibile quello che in carriera non avevano mai ricevuto.
Ma il mito è rimasto per altri 50 anni, i suoi 1300 gol che solo i brasiliani hanno potuto vedere, erano nei sogni di tutti i bambini e dei tifosi di calcio. Le sue movenze, la sua classe veniva tramandata sui campetti di periferia e in strada, proprio quella strada che lo aveva visto nascere.
Da ragazzi non riuscivamo a vedevamo neanche le immagini del calcio inglese, forse il primo a trasmetterle fu Michele Plastino in una televisione privata romana, e sentivamo le partite del campionato italiano solo alla radio a parte quei pochi che la domenica pomeriggio andavano allo stadio. Le uniche riprese televisive dei gol erano affidate a 90° minuto e in tarda serata alla domenica sportiva. Pochi minuti e tante pagine dei giornali, divorate avidamente all’indomani di una vittoria epica.
Pelé invece era poesia tramandata nel vento, erano vecchie immagini che nessuno aveva visto dal vivo. Qualche amichevole in Europa, ma niente di più. Il mito era nato, cresciuto e vissuto in Brasile, in quella terra a cui aveva dato la gloria dopo la grande delusione e disperazione della finale del 1950 contro l’Uruguay.
Noi oggi, boomer dei social, lo ricordiamo per lo più per un film, insieme a Sylvester Stallone, perché Pelé è stato anche questo: capace con il suo mito di rappresentare il calcio ovunque, di far sentire il Brasile patria calcistica di tutti.
Una bandiera che in realtà non aveva colori, se non quelli dei sogni di ogni ragazzo che correva dietro a un pallone.
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