Asparagi nel deserto
L’aumento delle temperature a livello mondiale e gli eventi meteorologici estremi causati dai cambiamenti climatici stanno rendendo le coltivazioni agricole sempre più difficili con l’aumento continuo delle emergenze alimentari nei paesi in via di sviluppo.
Da tempo gli scienziati stanno sperimentando in alcuni dei luoghi più aridi del mondo nuove colture in grado di sopravvivere in terreni poco fertili e con poca acqua a disposizione.
Nel deserto del Dubai, in particolare, il Centro internazionale di agricoltura biosalina (ICBA) sta trapiantando e coltivando specie vegetali in grado di resistere a un ambiente che sembrerebbe totalmente ostile.
Lo studio di un’agricoltura del deserto è presente nella tradizione umana da millenni, ma non tutte le piante possono fornire il nutrimento necessario per una popolazione in crescita. L’ICBA, riprendendo un esperimento lanciato negli Emirati Arabi Uniti nel 1999, ha intrapreso una missione per cercare in tutto il mondo colture altamente nutrienti che potessero adattarsi e sopravvivere in condizioni climatiche estreme e con irrigazioni di acqua salmastra e da impianti di desalinizzazione.
L’ICBA vanta una collezione di oltre 13.000 semi e dopo aver testato oltre 1.200 varietà di quinoa, ne ha selezionate cinque. Oggi gli agricoltori in più di 10 paesi del Medio Oriente e del Nord Africa stanno già producendo questo alimento e l’ICBA lo sta ora introducendo nelle comunità rurali dell’Asia centrale.
Oltre a queste selezioni di quinoa, l’altra pianta introdotta nel programma dall’ICBA, è la salicornia, conosciuta come l’asparago del deserto. Originaria degli Stati Uniti meridionali, ha bisogno di acqua salmastra per crescere e oltre che come alimento, viene anche sperimentata come biocarburante. Con solo l’ 11% della superficie terrestre mondiale utilizzata per la produzione agricola, l’agricoltura nel deserto sta diventando un’opzione necessaria soprattutto per l’aumento delle superfici che stanno andando verso la desertificazione.
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