Papa Francesco risponde alle domande dei bambini e dei ragazzi del catechismo della parrocchia di Santa Maddalena di Canossa a Ottavia
Nel corso della visita pastorale alla Parrocchia di Santa Maddalena di Canossa, nella Borgata Ottavia di Roma, oggi domenica 12 marzo 2017, Papa Francesco ha incontrato i bambini e i ragazzi del catechismo nel campo sportivo parrocchiale. Questo il video (dallo speciale del TG2000) dell’incontro.
- Mi chiamo Elisabetta. Caro Papa Francesco, quando è incominciato il tuo primo incontro con Gesù?
Papa Francesco risponde a questa domanda con un’altra domanda: “perché ogni volta che tu ti avvicini a Gesù, ti accorgi che Lui si è avvicinato prima?” Se noi possiamo avvicinarci a Gesù, ha continuato il Papa, è perché Lui si è avvicinato prima. Gesù fa sempre il primo passo, ci aspetta venendoci incontro; e se noi guardiamo dall’altra parte, Lui ci aiuta parlando direttamente al nostro cuore; è paziente e ci perdona, sta a noi pentirci dei nostri peccati.
- Mi chiamo Patrizio. Caro Papa Francesco, sei contento di fare il Papa? Oppure avresti preferito essere semplice sacerdote in una piccola parrocchia?
“A me piace – risponde Papa Francesco – e mi piaceva anche quando ero parroco in una parrocchia, rettore della facoltà e anche parroco, tutti e due: mi piaceva tanto. Mi piaceva anche fare scuola di catechesi, la Messa ai bambini… mi piaceva. Essere sacerdote è una cosa che a me è piaciuta tanto”. Quando il Signore ti dà un compito da fare, essere pastore di una parrocchia, o di una diocesi o fare il Papa, – ha aggiunto Francesco – ti dà un compito più importante di tutti gli altri: amare, far crescere una comunità nella quale tutti si vogliano bene.
- Mi chiamo Sara. Caro Papa Francesco, c’è qualcosa che ti spaventa o ti fa paura?
La cosa che spaventa il Papa sono le persone che scelgono di essere cattive e le chiacchiere. Sparlare – ha detto Francesco – è come buttare una bomba e andarsene via; le chiacchiere distruggono, distruggono una famiglia, un quartiere, una parrocchia, ma soprattutto il cuore. Mordetevi la lingua, ha detto il Papa ai ragazzi, prima di sparlare.
- Mi chiamo Edoardo. Caro Papa Francesco, quali sono stati i momenti più belli della tua vita?
Tra i tanti i momenti belli della sua vita, il Papa ha ricordato quando da bambino andava allo stadio con il papà e quando si incontrava, prima di venire a Roma, ogni due mesi con gli ex compagni di scuola. E tra i momenti che il Papa ama di più, ci sono quelli con la preghiera silenziosa e con la Parola di Dio.
- Mi chiamo Camilla. Caro Papa, noi ci rendiamo conto che a volte usiamo troppo lo smartphone o stiamo sempre davanti alla televisione. Ci piace anche, però, uscire con gli amici, però a volte non riusciamo ad ascoltare gli altri e ad ascoltare noi. Come possiamo risolvere questo problema?
In questo mondo nel quale siamo perennemente connessi, e nel quale riusciamo a comunicare dappertutto – ha detto il Papa – manca il dialogo e soprattutto l’ascolto. Si incomincia a dialogare sbloccando le orecchie. Per esempio – ha aggiunto – quando andate a visitare un malato, dategli un bacio, accarezzatelo, chiedetegli come sta e lasciatelo parlare. Ha bisogno di sfogarsi, di lamentarsi, anche di non dire nulla ma di sentirsi guardato e ascoltato. La comunicazione fatta con il telefonino – ha detto il Papa – è virtuale, è “liquida”, bisogna imparare la concretezza del dialogo. Fate una domanda e fate parlare l’altro: questo è “l’apostolato dell’orecchio”.
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