House of Cards tutto d’un fiato: tempo buttato
Ok, mi sono svegliato tardi: non avevo mai visto neanche un episodio di House of Cards e un giorno di qualche settimana fa ho iniziato, e continuato, spesso, tanto da finire le sei stagioni in pochissimo tempo.
Non è stata la reazione al “caso Kevin Spacey” ma forse il ritrovarmelo così spesso tra i titoli in catalogo, lo scarso appeal degli altri titoli o il “senso di colpa”.
A voi è piaciuto?
A me no. Per niente. Personaggi monocorde, con un’unica espressione, con un unico filo narrativo, scontati nella loro banalità, dal primo all’ultimo episodio. La storia di due assassini spietati più carogne di tutti gli altri. Il racconto degli intrighi di corte, la scalata al potere assoluto.
Perché l’ho visto fino alla fine? Perché volevo vedere dove andava a parare.
E l’ultima stagione? Quella senza il protagonista? Un’inutile sequenza di tempo perso, a slot di 50 minuti.
Ci sarà qualcosa che salvo, direte voi. Forse sì: la voce del doppiatore di Kevin Spacey: Roberto Pedicini e il modo in cui diceva “Claire”.
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