Il Papa che assiste al funerale del suo predecessore, un fatto (quasi) unico
Giovedì 5 gennaio Papa Francesco celebra il funerale di Benedetto XVI, suo predecessore. Un fatto unico, di un Papa regnante e uno emerito, tutti e due in Vaticano, per 10 anni distanti i pochi metri che separano Santa Marta dal monastero Mater Ecclesiae. Un fatto unico ma in un certo senso non il solo.
Un’altra volta è accaduto che un Papa abbia assistito alle esequie del suo predecessore: Pio VII, Papa Chiaramonti, accolse a Roma le spoglie di Pio VI, Papa Braschi, traslate da Valence-sur-Rhône, in Francia.
Pio VI, infatti, come è possibile ancora oggi osservare negli affreschi della Galleria Alessandrina dei Musei Vaticani, vecchio e malato fu deportato dai francesi nel 1798, con il trasferimento prima a Siena, dove rimase per tre mesi, poi a Firenze, dove fu addirittura rinchiuso nel convento della Certosa, e dunque a Bologna, dove fu decretata la sua definitiva carcerazione in Francia.
Venne internato prima a Grenoble e poi rinchiuso nella fortezza di Valence. Morì stremato nel fisico e nell’animo il 29 agosto del 1799.
La sua salma fu trasferita a Roma per ordine di Napoleone nel 1802
Pio VII eletto nel conclave di Venezia, lontano dunque dalla dominazione francese, fece in modo che i resti mortali del suo predecessore tornassero a Roma. Il 17 febbraio 1802 si svolse, dalla porta Flaminia, “il magnifico ingresso trionfale in Roma” delle spoglie del defunto pontefice, sormontate dal triregno papale, con un’imponente processione che arrivò fino alla Basilica Vaticana, dove vennero accolte da Pio VII e dal Collegio cardinalizio.
Il giorno seguente fu celebrata una Messa solenne celebrata dal cardinale Leonardo Antonelli, nella quale il pontefice regnante assisteva al funerale del suo predecessore, con i due Papi, il defunto e il vivo, l’uno accanto all’altro nella stessa cerimonia.
E così, dai libri di storia e dalle opere d’arte riemerge un evento unico che mai si sarebbe potuto immaginare e che oggi invece ritorna, seppur con modalità diverse, nell’unica città che, essendo eterna, ha già visto tutto.
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