Il Cristo velato di Kabul
Cercate il Signore e la sua potenza,
cercate sempre il suo volto.
(Salmo 105)
Cercate sempre il volto del Signore – dice il Salmo – e cercatelo soprattutto nel volto dei poveri – insiste spesso Papa Francesco – degli ammalati, degli abbandonati e degli stranieri che Dio pone sul nostro cammino.
Un cammino che è fatto anche di incontri sulla rete, sui social: storie che vivono ai margini dei trending topic e che a fatica riescono ad ottenere la giusta visibilità. D’altronde, è come nella parabola del buon Samaritano: quante persone fanno finta di niente e passano oltre, guardando da un’altra parte? E così accade sui social: una spinta del pollice sullo schermo del telefono e la notizia passa velocemente oltre.
Ma questa è una di quelle foto che non può non colpire. Racconta della povertà di un Paese, l’Afghanistan, e di un popolo che nei giorni seguenti alla presa del potere dei talebani sembrava dovesse far parte delle nostre preoccupazioni, un popolo che – giuravamo – non avremmo abbandonato.
Ma con l’inverno è arrivata anche la neve e il gelo ad aggravare una situazione non più sostenibile. Una mamma nascosta dai talebani al mondo tiene nelle sue mani un bambino, o forse una bambina viste le decorazioni della coperta, in strada, al freddo.
Un volto velato che richiama il Cristo velato di Giuseppe Sanmartino, posto al centro della navata della Cappella Sansevero a Napoli. Qui il volto non traspare dalla copertina, ma è lì sotto e i nostri cuori sono chiamati a riconoscerlo perché Cristo oggi nasce e muore ogni giorno anche lì, nel freddo di Kabul.
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