“Don’t look up”, la preghiera di Yule
Dopo pochi giorni di programmazione su Netflix si è già detto molto sul film “Don’t look up”, sul tema dei social media, della manipolazione dell’opinione pubblica, della scienza non creduta, dell’ingerenza di una ristretta elite di multimiliardari, del dominio del denaro; una trama che ben si potrebbe adattare al tema del riscaldamento globale o al Covid.
Ma poco si è scritto sulla scelta finale: con chi passereste gli ultimi istanti di vita?
Una domanda che è presente in un altro film apocalittico che racconta di un meteorite in rotta di collisione con la Terra: “Cercasi amore per la fine del mondo” (Seeking a Friend for the End of the World) scritto e diretto nel 2012 da Lorene Scafaria, con Keira Knightley e Steve Carell. Mentre gran parte del mondo impazzisce, i due protagonisti passano gli ultimi momenti in casa, abbracciati in un amore trovato durante gli ultimi giorni di vita.
È curioso come una delle attrici del cast, Melanie Lynskey, sia la stessa che in “Don’t look up” interpreta Karen, la moglie dello scienziato Randall Mindy interpretato da Leonardo DiCaprio.
Anche la scelta finale è simile, ma in “Don’t look up” c’è qualcosa in più: un ritorno a casa, da quella stessa famiglia abbandonata per la notorietà e ora invece desiderata sopra ogni cosa, sentita come l’unico luogo dove abbia senso andare.
E così, mentre sul tetto dei grattacieli si consumano orge, come ricerca dell’ultimo sapore della vita terrena, il dott. Randall, la dott.ssa Dibiasky e il suo giovane spasimante-degli-ultimi-giorni Yule, fanno la spesa per un’ultima cena.
C’è il perdono reciproco, l’accoglienza, manca ancora una cosa: la preghiera. Una necessità che non trova voce tra persone che si definiscono distanti da Dio. Nel silenzio è il giovane Yule (Timothée Chalamet), cresciuto evangelico dai genitori, a prendere la parola:
Caro Padre e Creatore Onnipotente
stasera chiediamo la tua grazia
nonostante il nostro orgoglio,
il tuo perdono
nonostante i nostri dubbi.
Soprattutto Signore,
chiediamo che il tuo amore
ci dia conforto in questi tempi bui
per affrontare qualunque cosa accada,
per tua divina volontà,
con il coraggio e il cuore aperto all’accettazione
Amen
Il regista Adam McKay, definito in rete non religioso, addirittura ateo, sceglie come ultimo affresco del genere umano una famiglia che si ritrova a cenare insieme, a unire le sue mani intorno alla tavola, a recitare insieme il loro amen.
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