Omelia di Papa Francesco del 28 febbraio 2017 – La pienezza annientata di Gesù Cristo
La pienezza annientata: questa espressione usata da Papa Francesco nell’omelia della Messa celebrata oggi, 28 febbraio 2017 a Casa Santa Marta, descrive il dono del Signore; Lui – ha detto il Papa – non sa dare meno di tutto. Quando Lui dona qualcosa, dona sé stesso, che è tutto”. Ma è un tutto che culmina nella Croce, che lì riceve la vera pienezza. Non è un concetto facile da accettare, ma la strada della Croce è la strada del cristiano. C’è un segno particolare e distintivo del cristiano che percorre questa strada – chiede il Papa? Sì, l’occhio contento e la gioia nel cuore, anche in mezzo alle difficoltà e alle mille prove della vita. Come Sant’ Alberto Hurtado Cruchaga, sacerdote gesuita, che Francesco porta ad esempio di questo stile di vita.
Questa è la trascrizione:
“Non sapeva cosa dire: ‘Sì, questo se ne è andato, ma noi?’. La risposta di Gesù è chiara: ‘Io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato tutto senza ricevere tutto’. ‘Ecco, noi abbiamo lasciato tutto’. ‘Riceverete tutto’, con quella misura traboccante con la quale Dio dà i suoi doni. ‘Riceverete tutto. Non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madri o padri o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora in questo tempo cento volte tanto in case, fratelli, sorelle, madri, campi, e la vita eterna nel tempo che verrà’. Tutto. Il Signore non sa dare meno di tutto. Quando Lui dona qualcosa dona sé stesso, che è tutto”.
“Questo è il dono di Dio: la pienezza annientata. E questo è lo stile del cristiano: cercare la pienezza, ricevere la pienezza annientata e seguire per quella strada. Non è facile, non è facile questo. E qual è il segno, qual è il segnale che io vado avanti in questo dare tutto e ricevere tutto? L’abbiamo sentito nella Prima Lettura: ‘Glorifica il Signore con occhio contento. In ogni offerta mostra lieto il tuo volto, con gioia, consacra la tua decima. Dà all’Altissimo secondo il dono da Lui ricevuto e con occhio contento secondo la tua volontà’. Occhio contento, lieto il volto, gioia, occhio contento… Il segno che noi andiamo su questa strada del tutto e niente, della pienezza annientata, è la gioia”.
“Lavorava sempre, difficoltà dietro difficoltà, dietro difficoltà… Lavorava per i poveri… E’ stato davvero un uomo che ha fatto strada in quel Paese… La carità per l’assistenza ai poveri… Ma è stato perseguitato, tante sofferenze. Ma lui quando era proprio lì, annientato in croce, la frase era: ‘Contento, Señor, Contento’, ‘Felice, Signore, felice’. Che lui ci insegni ad andare su questa strada, ci dia la grazia di andare su questa strada un po’ difficile del tutto e niente, della pienezza annientata di Gesù Cristo e dire sempre, soprattutto nelle difficoltà: ‘Contento, Signore, contento’”.
Sant’ Alberto Hurtado Cruchaga
Sant’ Alberto Hurtado Cruchaga, sacerdote gesuita, nato a Vina del Mar, in Cile, il 22 gennaio 1901 e morto a Santiago del Cile, il 18 agosto 1952, ha speso la sua vita per gli emarginati, specialmente i bambini. Per loro ha creato un modello di accoglienza, un vero focolare domestico, chiamato “El Hogar de Cristo”. Il “focolare di Cristo” viene modellato sulle necessità, e può dunque diventare anche centro sanitario, scuola, luogo di formazione professionale. Aggredito da un cancro devastante, si spegne a soli 51 anni. San Giovanni Paolo II lo ha proclamato beato il 14 ottobre 1994 e Benedetto XVI, nella sua prima cerimonia di canonizzazione, lo ha canonizzato il 23 ottobre 2005 in piazza San Pietro; questo è un brano dell’omelia pronunciata dal Papa quel giorno:
“Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore… Amerai il prossimo tuo come te stesso” (Mt 22, 37 e 39). Questo sarebbe stato il programma di vita di san Alberto Hurtado, che volle identificarsi con il Signore e amare con il suo stesso amore i poveri. La formazione ricevuta nella Compagnia di Gesù, consolidata dalla preghiera e dall’adorazione dell’Eucaristia, lo portò a farsi conquistare da Cristo, poiché era un vero contemplativo nell’azione. Nell’amore e nel dono totale di sé alla volontà di Dio trovò la forza per l’apostolato. Fondò El Hogar de Cristo per i più bisognosi e i senzatetto, offrendo loro un ambiente familiare pieno di calore umano. Nel suo ministero sacerdotale si distinse per la sua semplicità e la sua disponibilità verso gli altri, essendo un’immagine viva del Maestro, “mite e umile di cuore”. Alla fine dei suoi giorni, tra i forti dolori causati dalla malattia, ebbe ancora forze per ripetere: “Contento, Signore, contento”, esprimendo così la gioia con la quale visse sempre. (Piazza San Pietro – Giornata Missionaria Mondiale, Domenica, 23 ottobre 2005)
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